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sabato 28 luglio 2012

Contro lo spettro delle preferenze

Il Tirreno pubblica oggi, sabato 28 luglio 2012, nello spazio aperto agli interventi, a pagina 21, un mio articolo in cui invito a rammentare il disastro storico delle vecchie preferenze all'italiana. Mi rammarico anche per il mancato avvio del processo di riforma elettorale regionale in Toscana. Siamo ancora in tempo, certo, ma se il nostro Consiglio regionale si fosse spinto più avanti, avrebbe di molto facilitato anche la riforma nazionale. La strada maestra: piccoli collegi e primarie, con un vero obbligo, per ciascun partito, di far scegliere agli elettori il proprio campione locale. Le preferenze lasciamole agli arroganti della Milano da godere di Firmigoni e a coloro che vogliono seguire l'esempio di quel Piccolo recordman delle preferenze nella Roma capitale degli sprechi, oggi agli arresti, accusato di clientelismo.

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Il testo integrale dell'intervento apparso sul Tirreno

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Più memoria, più Toscana, contro le preferenze

di Mauro Vaiani

Nelle trattative in corso a Roma per raggiungere un compromesso accettabile su una nuova legge elettorale, si avverte una pericolosa mancanza di memoria sul disastro storico delle preferenze. E si sente anche la mancanza del contributo toscano: avere già avviato la riforma elettorale regionale, avrebbe potuto facilitare il dibattito nazionale.
Non possiamo permetterci di dimenticare i guasti economici e sociali provocati dal sistema delle preferenze facoltative all'italiana. Quel sistema contro cui la maggioranza assoluta dei cittadini della Repubblica si è ribellata, votando per la sua abolizione nei referendum del 1991 e del 1993.
L'enormità della spesa pubblica improduttiva e le dimensioni del debito pubblico italiano sono eredità diretta del sistema politico in cui, mentre la maggioranza dei cittadini votava semplicemente il simbolo di uno dei partiti, piccole minoranze organizzate in clientele elettorali sceglievano i membri di un parlamento consociativo. La fedeltà dei pochi, all'insaputa dei molti, veniva ricompensata con favori personali e diretti, votati a schiacciante maggioranza dal trasversale “partito unico della spesa pubblica”.
Le liste bloccate sono orribili, e vanno eliminate, ma le preferenze sono anche peggio. A ricordarci gli effetti del rapporto clientelare fra l'eletto e i suoi elettori fidelizzati con la preferenza, dovrebbero essere d'aiuto gli arresti dei signori delle preferenze e il disastro di tutte le regioni e città i cui amministratori sono ancora scelti con quel vecchio sistema.
Qui si torna alla mancanza di Toscana, dopo la mancanza di memoria.
La Toscana si è salvata dai disastri politici che hanno colpito dalla Lombardia al Lazio, dal Piemonte alla Sicilia, anche grazie all'abolizione delle preferenze, insieme con la sperimentazione, in collegi piccoli, delle primarie.
Per consentire alle maggioranze degli elettori di un partito di scegliere i propri uomini, e per permettere, in un secondo momento, a ciascun partito di presentarsi su un territorio unito attorno al proprio campione locale, c'è una sola strada maestra: collegi piccoli e primarie istituzionalizzate. Il dibattito toscano è arrivato molto avanti su questo e, se venisse ripreso con coraggio, qui, oggi, magari prima delle ferie di agosto, potrebbe ancora contribuire a una riforma elettorale nazionale più avanzata.
Forse non è troppo tardi, per difendere la memoria della storica rivolta italiana contro le preferenze e per mantenere la promessa toscana di una riforma elettorale regionale da fare prima e meglio di quella nazionale.


Mauro Vaiani

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