Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

lunedì 13 febbraio 2012

Che fare nei prossimi dieci anni, mentre aspettiamo i primi dividendi delle riforme federali?

Un buon incontro politico del centrodestra al Parlamento toscano, lunedì 13 febbraio 2012: un convegno sul federalismo fiscale voluto dal portavoce dell'opposizione, Stefania Fuscagni, dal presidente PDL, Alberto Magnolfi, e dal capogruppo della Lega Nord - Toscana, Antonio Gambetta Vianna.
Il federalismo fiscale, pur con tutti i limiti e la farraginosità della normativa, è un obiettivo storico indispensabile, ineludibile, necessario alla salvezza della Repubblica.
Ho potuto incontrare molti di quei legislatori toscani su cui stiamo esercitando la nostra amichevole azione di moral suasion in favore di una riforma elettorale toscana fondata su primarie obbligatorie e collegi uninominali.
Alberto Magnolfi ha ricordato la perdurante necessità di uno degli impegni storici dell'opposizione nella vita politica regionale toscana, quello del completo ripensamento della spesa storica e di tutti i suoi sprechi.
Enrico La Loggia, presidente della commissione bicamerale che ha istruito i decreti attuativi del federalismo fiscale, ha confidato che, dopo un centinaio di conferenze a cui è stato invitato, in tutta Italia, per spiegare i contenuti della legge sul federalismo fiscale, la 42 del 2009, quello di oggi è stato il primo convocato su iniziativa del PDL. Un piccolo segnale d'allarme sullo stato di salute del principale partito del paese.
L'on. Maurizio Bianconi ha invitato gli amministratori locali del PDL ad accettare fino in fondo la sfida dell'unificazione fra piccoli comuni, per il rafforzamento del nostro autogoverno locale. Autogoverno toscano che peraltro è già più forte che nel resto d'Italia, grazie agli effetti a lungo termine della riforma comunitativa leopoldina, realizzata dai granduchi toscani Asburgo-Lorena a partire dal 1772.
Il consigliere regionale Alessandro Antichi ha lanciato un appello urgente al PDL nazionale: basta perdere tempo in discussioni ideologiche sull'art. 18 della legge 300 del 1970, che riguarda una minoranza assoluta di lavoratori italiani e poche grandi aziende.
In attesa che, non prima di un decennio, si manifestino gli effetti virtuosi delle riforme sul federalismo fiscale, cosa possiamo fare per ridurre il peso dello stato sui cittadini, i costi impropri della politica, in funzione di una ripresa economica e sociale del nostro paese?
Non bastano le misure d'emergenze prese dal governo Monti.
Non basta la riforma Nencini, qui in Toscana.
Il paese, ha insistito Antichi, citando anche gli ultimi articoli di Piero Ostellino, vive sotto il dispotismo amministrativo di una congerie di enti e autorità: centinaia di comuni, decine di province, enti intermedi, autorità e ambiti, società e consorzi, agenzie regionali e nazionali.
Il lavoro e l'impresa sono schiacciati sotto un peso fiscale che è di almeno 15 punti percentuali più alto che negli altri paesi europei, quelli che hanno investito nella semplificazione e nella competitività.
E' urgente, ha detto Antichi, un impegno nazionale e regionale per ridurre drasticamente il numero delle amministrazioni che sovrastano i cittadini e le imprese, e il loro costo.
E' vitale che si inizi subito a detassare, vigorosamente, il lavoro, l'impresa, l'innovazione.
Se non facciamo qualcosa subito, se non rimettiamo in moto l'economia, se non liberiamo le energie degli imprenditori e degli innovatori, senza crescita, il nostro futuro non sarà molto diverso da quello della Grecia.
Una "predica liberale" come non ne sentivo da tempo, in ambito PDL. Bravo Alessandro.

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